venerdì 4 settembre 2015

I segreti di Twin Peaks: Recensione

 Titolo originale: Twin Peaks
Regia: David Lynch, Lesli Linka Glatter, Caleb Deschanel, Duwayne Dunham, Tim Hunter, Todd Holland, Tina Rathborne, Graeme Clifford, Mark Frost, Uli Edel, James Foley, Stephen Gyllenhaal, Diane Keaton, Jonathan Sanger
Soggetto: David Lynch, Mark Frost
Sceneggiatura: Mark Frost, David Lynch, Harley Peyton, Robert Engels, Barry Pullman, Tricia Brock, Scott Frost, Jerry Stah
Musiche: Angelo Badalamenti
Formato: serie televisiva di 30 episodi
Anni di trasmissione: 1990 -1991


Il misterioso omicidio di Laura Palmer; quel cadavere nudo, ritrovato per caso, avvolto in un telo di plastica. Era la ragazza più popolare di Twin Peaks, una piccola cittadina di montagna come tante altre; conduceva una doppia vita, indossando la maschera della brava studentessa solare e amichevole con tutti, nascondendo la sua dipendenza da cocaina e la sua attività di prostituta.
Spetterà all'agente dell'FBI Dale Cooper svolgere le indagini inerenti il macabro fatto, che sembra in qualche modo collegato ad un vecchio caso sul quale aveva in precedenza lavorato all'infuori della cittadina. Ma nulla è scontato a Twin Peaks, dacché ogni abitante sembra nascondere un lato oscuro alquanto inquietante: potrebbero essere stati tutti ad uccidere Laura Palmer, forse l'universo intero; e se sogno e realtà fossero intimamente collegati? E se la chiave del mistero di Twin Peaks non fosse contenuta all'esterno, nel mondo percepito dai nostri sensi, ma nella nostra mente? Soltanto una cosa rimane da dire: Let's Rock!

 
"Twin Peaks" è una delle serie televisive più influenti di sempre: si tratta di un vero e proprio spartiacque nella storia della serializzazione televisiva, che ha introdotto una maggiore complessità e varietà nel suo media di riferimento. Con "Twin Peaks" nasce quella tipologia di serial di cui "Lost" è l'esempio più celebre; la continuity tra i vari episodi diventa serrata, contrariamente ai tipici episodi autoconclusivi richiesti dalla tradizione precedente; la regia viene curata in maggior misura, avvicinando la serie televisiva, dapprima relegata a media d'importanza secondaria, al cinema d'avanguardia. Il merito di questo innovazione va agli autori dell'opera, David Lynch e Mark Frost, due personalità visionarie decisamente fuori dagli schemi, sulle quali vale la pena soffermarsi brevemente.
I due iniziarono a collaborare nel 1986, ideando una sitcom dal titolo "The Lemurians", la cui idea di base era che gli antichi abitanti della sprofondata Lemuria un giorno sarebbero risaliti dal fondo dell'oceano, dopo un sonno millenario, al fine di minacciare il mondo moderno con la loro essenza magica. Questa idea non piacque al committente, la NBC, che la bocciò. Altro progetto incompiuto fu "Goddess", un film dedicato alla vita di Marilyn Monroe infarcito di teorie della cospirazione relative ai Kennedy; Lynch tuttavia perse interesse nell'idea, dacché non gli interessava trattare eventi realmente accaduti. "Twin Peaks" venne ideato subito dopo, e condivideva con "Goddess" l'idea di una donna decaduta, tormentata, la cui morte è avvolta dal mistero (in questo caso Laura Palmer). Altra commedia scritta dai due fu "One Saliva Bubble", pensata per essere interpretata da Steve Martin; la trama sarebbe stata incentrata su una misteriosa bolla elettrica emessa da un computer che si levava sopra una cittadina del Kansas, trasformando radicalmente la personalità dei suoi abitanti. Nel 1992, inoltre, Lynch e Frost crearono una sitcom di breve durata, "On the Air". 



In tutti i progetti sopracitati emerge la tendenza dei due autori di rendere criptiche le loro opere, creando commistioni di fantascienza, esoterismo e tendenze New Age. Non per nulla, David Lynch è un praticante devoto della Meditazione Trascendentale, e ha ammesso di avere avuto accesso, durante tale pratica, a domini interiori superiori alla realtà sensibile, dai quali avrebbe attinto l'ispirazione per i suoi film. Il regista è quindi un mistico, una sorta di medium che si attribuisce delle facoltà paranormali innate (allo stesso modo del protagonista della serie, l'agente Dale Cooper, il quale per risolvere i suoi casi fa affidamento più all'inconscio che al conscio, coadiuvando sogni e intuizioni con del sano buddhismo). Il retroscena inerente Mark Frost è ancora più curioso: egli è un dichiarato seguace della teosofia e in particolare degli insegnamenti di Madame Blavatsky, dai quali trae l'ispirazione per formulare le speculazioni esoteriche tipiche dei suoi romanzi e delle sue sceneggiature - senza disdegnare Kabbalah ebraica, sciamanesimo e gnosticismo. 



In particolare, oltre alla mistica orientale, David Lynch è molto attratto dall'animismo dell'uomo primitivo, alle oscure presenze legate indissolubilmente agli elementi della natura - il fuoco, l'acqua e l'elettricità sono simbolismi ricorrenti nella sua opera; in particolare, la poetica del regista sembra essere basata sull'antico principio sciamanico secondo cui il mondo reale sia in realtà un sogno, un'emanazione inconscia di un'entità superiore - Carlos Castaneda la chiamava "l'Aquila".
Sogno e realtà quindi si fondono tra loro, creando un'unità indivisibile in cui si aggirano strane ed inquietanti presenze le cui azioni sono incomprensibili per l'uomo, in quanto legate al dominio superiore che "pensa" la realtà sensibile. Questo fatto è un leit motiv tipico della poetica di Lynch, osservabile non solo nel qui presente "Twin Peaks", ma nella maggiorparte delle sue opere, a partire dal seminale "Eraserhead" - si pensi allo scontro tra l'entità "aliena" che appare all'inizio del film e la Donna nel Termosifone:
«In Heaven, Everything Is Fine. You've Got Your Good Things, And I've Got Mine»; questa citazione indica perfettamente il divario presente tra il mondo superno, in questo caso il paradiso, e il mondo inferiore, quello umano. Un distacco che tuttavia diventa un'unità in cui varie forze interagiscono tra loro mediante scambi energetici invisibili all'uomo, essere ignaro e manipolato da entità all'infuori della sua portata; da qui nasce l'interpretazione dell'enigma della Garmonbozia - presente nel film prequel di "Twin Peaks", "Fire walk with me", e in misura minore nella serie televisiva -, una sostanza assimilabile al mana dei primitivi, nonché al cibo dell'anima degli sciamani. 


Particolarmente illuminante nella comprensione della poetica di David Lynch è la scena in cui un personaggio della serie viene ucciso da un'entità malvagia, la quale imprigiona la sua anima nel legno; oppure gli strambi dialoghi della Signora Ceppo - personaggio strettamente lynchiano nella sua atipicità -, la quale sostiene di saper comunicare telepaticamente con il suo ceppo, il quale secondo lei possiede uno spirito. Questi eventi sono apparentemente incomprensibili e assurdi, ma secondo la percezione dell'uomo primitivo e dello sciamano risultano alquanto ordinari, dacché gli elementi naturali - gufi, uccelli, alberi, montagne, boschi ecc. - posseggono un'anima intimamente connessa al mondo dell'uomo, il soggetto osservante, e formano con esso un'unità panteistica completamente agli antipodi rispetto al dualismo razionale di natura cartesiana a cui siamo abituati noi occidentali.

 

Con queste premesse, si può analizzare "Twin Peaks" con un certo rigore. Nonostante la sua complessità e i suoi simbolismi, strettamente legati al background esoterico dei suoi autori, la suddetta non si tratta affatto di una serie indigeribile, in quanto è stata edulcorata dai voleri della produzione. La base stilistica sulla quale si costruisce il mosaico lynchiano che ruota attorno alla Garmonbozia e alle entità misteriose della Loggia Nera è quella della semplice soap opera: non mancano all'appello tutti i vari cliché tipici del genere - turbe adolescenziali, spaccacoppie, omicidi per passione, amori non corrisposti, tradimenti e così via -, anche se determinati aspetti grotteschi voluti da Lynch contribuiscono a parodiare - forse involontariamente - il genere, rendendo tali cliché talvolta esilaranti - i siparietti demenziali di Nadine, donna aggressiva e squilibrata, ma ingenua e di buon cuore.
Non mancheranno ovviamente incursioni nella migliore tradizione thriller/horror/soprannaturale tipica del cinema sperimentale d'autore, che verrà trapiantata di peso, con molta efficacia, all'interno delle vicende sentimentali dei protagonisti, i quali, spesso e volentieri, verranno decostruiti, contribuendo a creare quell'insano mood tipico della serie. Un esempio di questa "decostruzione" della soap opera è quando Donna Hayward si reca a casa di un vecchio amico di Laura Palmer, Harold Smith, il quale, da classico belloccio acchiappa-ragazzine costruito con lo stampino, si trasformerà in uno psicopatico agorafobico pieno di ossessioni per i segreti, in particolare quelli di Laura Palmer. 



"Twin Peaks" è quindi una serie televisiva postmoderna, sia per il suo marcato citazionismo che per le tematiche trattate; una delle prime della storia, se non la prima. Come tutte le opere innovative, in essa non sono mancati dei problemi di produzione: nella seconda stagione, per volere della ABC, Lynch e Frost sono stati costretti a rivelare l'assassino di Laura Palmer in netto anticipo rispetto a quanto prestabilito; questo fatto ha contribuito ad un calo momentaneo della qualità degli episodi, tra l'altro affidati a sceneggiatori e registi diversi da Lynch e Frost. Ciononostante, le puntate finali della serie abbandonano l'infelice stasi momentanea - in cui il genere soap opera fine a sé stesso è prevalente - per tornare sui passi degli incalzanti episodi della prima stagione, chiudendo il tutto con un episodio conclusivo diretto da Lynch in persona che risulta essere uno dei suoi picchi massimi alla regia.


Indiscutibile punto di forza della serie sono i suoi personaggi: lo strambo protagonista Dale Cooper, vero e proprio alter ego di Lynch; l'intraprendente, intelligente e sensuale Audrey Horne, figlia dell'uomo più ricco del paese, Benjamin Horne, il quale, allo stesso modo di tutti gli altri personaggi, si ritroverà in balia di vicende grottesche legate agli aspetti "rimossi" della sua personalità; Donna Hayward, ragazza insicura, passionale ed estremamente femminile che in passato era stata la migliore amica di Laura, la quale rappresentava per lei un modello da imitare; la tormentata e bellissima Josie Packard, che si destreggia sia come carnefice che come vittima, vivendo nel frattempo una tormentata storia d'amore con lo sceriffo Truman, il quale appartiene ad una sorta di massoneria locale nata al fine di contrastare i fenomeni paranormali che avvengono nei boschi. Particolarmente divertenti i siparietti tra l'ingenuo vice sceriffo Andy e la svampita Lucy: essi a parer mio contribuiscono a spezzare la tensione, rendendo il tutto più godibile.
Il cast è quindi molto variegato: non manca un personaggio ispirato ad Aleister Crowley, lo psicopatico ex agente dell'FBI Windom Earle, il quale incarna perfettamente l'archetipo del mago. Indimenticabile il fascino maledetto, virulento e feroce di Killer BOB, interpretato da Frank Silva, un arredatore inserito nel cast per puro caso: in una scena dell'episodio pilota, egli era stato immortalato riflesso in uno specchio, proprio come un'entità maligna; inutile dire che Lynch abbia molto apprezzato questa coincidenza, capace di fornirgli l'ispirazione su come mandare avanti la serie. Il modo di lavorare del regista è chiaro: spesso degli inconvenienti sul set o delle intuizioni immediate non presenti nello script contribuiscono a plasmare l'opera, che nella sua natura - in parte studiata nel dettaglio e in parte improvvisata -, si rivela a tratti imprevedibile e discontinua. Tali aggettivi si addicono altresì a tutti i personaggi, i quali, tralasciando il noioso belloccio James Hurley, il quale nella seconda stagione gode di fin troppo spazio - i famosi episodi di "assestamento" non voluti da Lynch e Frost - , assumono sfaccettature molteplici, che scandiscono un ferreo dualismo tra il lato oscuro dell'umanità - volendo dell'inconscio collettivo: ed ecco che BOB diventa una sorta di Nyarlathotep lovercraftiano -, rappresentato simbolicamente dalla Loggia Nera, e il lato positivo di essa, rappresentata dalla Loggia Bianca. Ma le due logge, come fatto notare in precedenza, formano un'unità indivisibile, un monismo primordiale in cui la modernità viene esposta in tutte le sue debolezze e psicopatologie. 


 

Il mondo descritto da Lynch in "Twin Peaks" e nel suo prequel, "Fire Walk with Me" (il quale va visto dopo la serie, altrimenti risulta incomprensibile), è quindi un rapportarsi di diverse percezioni individuali del flusso del mana, dell'energia primordiale che assume la forma di temibili entità legate al mondo dell'inconscio e del sogno - e la natura, la realtà in sé stessa, viene anch'essa rappresentata come inconscia, indissolubilmente legata agli spazi più reconditi della mente umana. E' un mutamento continuo in cui le passioni e i tormenti dello spirito, astraendo dal discernimento umano, sono assimilabili a mere interazioni meccanicistiche atte a nutrire entità ignote - guardacaso questa riflessione rimanda a Gurdjeff, senz'altro presente nel bagaglio di conoscenze esoteriche di Lynch e Frost.
In questo quadro desolante, affascinante e pregno di sensazioni ataviche, c'è ancora spazio per riflettere: l'intrattenimento diventa una sorta di autocoscienza in cui ci si chiede a che cosa la postmodernità abbia effettivamente portato, dacché in essa l'essenza dell'uomo rimane in preda a tormenti che rimandano alle più primordiali delle pulsioni: le urla, il sangue, l'omicidio, il sesso vuoto e fine a sé stesso, la sete di potere, la prevaricazione del più debole, l'alienazione, la follia, l'ossessione. Ma tutto questo è tristemente coadiuvato da una grandissima tristezza: la tristezza di chi brancola nel buio succube del proprio sonno, che impedisce di sfuggire alla schiavitù meccanicistica nella quale si è da sempre imprigionati. Proprio come dice la Signora Ceppo:
«c'è una certa tristezza in questo mondo, poiché ignoriamo molte cose. Sì, ignoriamo molte belle cose. Cose come la verità. Pertanto, la tristezza della nostra ignoranza è molto reale. Le lacrime sono vere. Che cosa sono le lacrime? Ci sono persino piccoli condotti, i condotti lacrimali, per produrre queste lacrime, in caso di tristezza. Poi, il giorno in cui la tristezza ci colpisce, ci chiediamo: "Chissà se questa tristezza, che mi fa piangere, chissà se questa tristezza che mi spezza il cuore avrà mai fine?" La risposta, ovviamente, è sì. Un giorno, la tristezza avrà fine».











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